Chi conosce Robert Capa probabilmente di lui ha visto spesso foto di guerra, di conflitti; lo sbarco in Normandia in particolar modo. Il suo modo di fotografare in quei contesti non ha bisogno di presentazioni. Parla da solo. Ed è indiscusso per capacità documentaria ed impatto emotivo.
Ho ritrovato invece queste sue foto fatte in un ambito così diverso ma allo stesso tempo con risultati sorprendentemente simili sia nel racconto che nella forza emozionale.
E’ vero che salta immediatamente agli occhi la ricerca armonica delle forme e dei rapporti compositivi tra tutti i soggetti all’interno del fotogramma (quasi come se fosse in uno studio di posa) necessariamente ed ovviamente maggiore rispetto a quella degli scatti fatti durante i conflitti e sotto i bombardamenti; eppure il modo in cui Capa ritrae questa società ricca e spensierata è, secondo me, identico. A prescindere da chi fosse o meno il soggetto o il luogo Capa tratta tutto a modo suo.
Tutto diventa un documento di quello che pensa, vede e crede; veri e propri “pensieri” visivi carichi del suo bagaglio umano. Un uomo che ha visto corpi straziati e mutilati da una granata non giudica la spensieratezza di queste vite. Si limita a comunicare al mondo l’esistenza di un’altra parte della vita reale.
In definitiva rimane la mia convinzione che nelle foto prevale quasi sempre il fotografo più che il soggetto fotografato.
Gerardo D’Elia