“Signo’, voi le mie foto le avete viste?” Mi sento dare del voi con quel bell’accento napoletano e quell’usanza d’altri tempi tanto garbata, mi giro e vedo la faccia di un ragazzino ricciuto che mi guarda. Al collo ha una reflex, sul viso qualche brufolo da adolescente: avrà al massimo quindici anni, è uno dei minori del progetto “Picture of Life – La professione del fotografo come arte e riscatto sociale”, di cui io ho già parlato in altre occasioni e che ora si è tradotta in una bella mostra.
Domenico, così si chiama, era presente all’inaugurazione avvenuta l’altro giorno al Palazzo delle Arti di Napoli, antico edificio del centro storico partenopeo che ha ospitato una collettiva singolare dedicata al “Cambiamento”. L’iniziativa era partita l’anno scorso proprio a Napoli, per essere poi esportata in altre località: regala a un gruppo di ragazzi “difficili” il sogno della fotografia come professione. Voluto dal Ministero della Giustizia e da Manfrotto (l’azienda di Vitec Group leader nella produzione di treppiedi, accessori e supporti dedicati a amatori e professionisti in tutto il mondo), l’ambizioso percorso ha coinvolto adolescenti con procedimenti penali per dar loro una reale possibilità di rieducazione. Vivono in zone con altissimi tassi di disoccupazione, provengono da realtà familiari complesse e oggi sono inseriti in comunità di recupero come l’Associazione Jonathan (che nel napoletano svolge attività a favore dei minori a rischio). Le loro vite hanno preso strade non proprio corrette, un spiraglio su un mondo diverso si è aperto grazie a una iniziativa che consiste in un’intensa preparazione alla fotografia, con sessioni e corsi che spaziano dal livello base a quello avanzato, poi streetphotography, reportage, fotografia sportiva, ritratto, post-produzione e photo editing, linguaggio, stampa. Il format è poi stato replicato a Verona in collaborazione con l’Istituto Don Calabria e ora andrà all’estero. In tutto ha coinvolto fino ad oggi venti minori. Una cinquantina di scatti appesi nelle sale del PAN mostrano i risultati ottenuti, parlano di voglia di giustizia e riscatto e chiudono un cammino di rieducazione professionale di quanti vi hanno preso parte andando a fotografare edifici confiscati alla Camorra e adibiti ad attività per il sociale.
“Con Picture of Life vogliamo contribuire a restituire al lavoro la dimensione sociale che gli è propria, portando un’opportunità concreta di riscatto a chi è stato meno fortunato tramite un programma di formazione alla fotografia professionale – ha dichiarato Marco Pezzana, Amministratore Delegato di Manfrotto/Vitec Group Photographic Division – Siamo molto orgogliosi che un progetto fondato sulla fotografia, nato e maturato a Napoli, una splendida città d’arte di cui purtroppo spesso si parla a fronte diaccadimenti negativi, possa in questo caso rappresentare invece un buon esempio di collaborazione tra cittadini, aziende e istituzioni non solo in Italia ma presto anche all’estero. Quest’anno, infatti, l’esperienza di PoL si estenderà anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito in collaborazione con le nostre filiali.”
Tutor d’eccezione della formazione partita lo scorso anno all’ombra del Vesuvio è stato Salvatore Esposito, reporter partenopeo membro dell’agenzia Contrasto e ambassador Manfrotto, coadiuvato da altri autori professionisti che già lavorano con l’azienda di Bassano del Grappa. “Un esperimento interessante – ci dice Esposito – che nella mia città assume una valenza singolare e ancora più forte.La fotografia è già un impegno per i professionisti, figurarsi per dei ragazzi che vengono stimolati ausare una fotocamera e che fino all’altro giorno maneggiavano pistole. Però questo mezzo consente loro delle riflessioni, gli insegna a guardare e guardarsi intorno grazie alla composizione, all’inquadratura, e impone un discorso mentale che li aiuta a prendere maggiore fiducia in se stessi. Così devono leggere e capire il mondo, senza pretendere di volerlo forzare”. “In alcuni di loro – prosegue Esposito – abbiamo individuato delle potenzialità, qualche ragazzo potrebbe proseguire questo cammino appena accennato, ma non gli direi mai di fare il fotogiornalista. Magari lo consiglierei di indirizzarsi verso la fotografia di matrimonio, o quella sportiva, che qui a sud ha ancora dei margini di guadagno”. “I loro lavori – conclude – sono belli proprio perché non hanno condizionamenti: sono giovani e hanno imparato molto velocemente, con un approccio è più libero”.
Manfrotto ha anche donato un kit professionale completo a ogni corsista: in dotazione una reflex, uno zaino, un treppiede, luci flash e LED, stativi e altro ancora. Colui che si è maggiormente distinto e impegnato, otterrà una vera collaborazione per sviluppare delle attività di comunicazione fotografica sui prodotti dell’azienda. In pratica, una reale possibilità di lavoro per capire che grazie a un mestiere e all’immaginazione si può anche star lontani dai guai e cambiare la propria esistenza.
Domenico mi ha poi accompagnata a vedere cosa aveva realizzato, ha perfino voluto che lo fotografassi io davanti a quelle immagini sulla parete. E mi ha detto: “Signo’, quando esco voglio fare ‘o fotografo, non so come ma ci riuscirò”
articolo dal Blog “Nella splendida cornice” Il Giornale.it di Barbara Silbe
link: http://blog.ilgiornale.it/silbe/2015/06/14/555/